La famiglia Upezzinghi

"L´arma degli Upezzinghi è uno scudo con fondo in oro con aquila di nero, coronata del campo. "

La denominazione Upezzinghi, è una variante del cognome della Famiglia degli Opezzinghi; famiglia magnatizia pisana, d´origine feudale, che secondo genealogie leggendarie, avrebbe avuto stipite comune con i Conti di Lavagna e con gli Obertenghi.
Infatti il centro primario dei suoi possedimenti feudali fu Calcinaia, l´antico Vico Vitri, uno dei capoluoghi della Terra Obertinga pisana, dove si ritrovarono, nei primi del sec. XI, insieme coi discendenti d´Oberto, dei conti Lavagnini. Il capostipite sarebbe stato un Teudicio di Pistoia di origine longobarda, morto nel 923, dal cui nipote Cadolo di Currado avrebbe assunto il cognome dei discendenti di lui. Il Casini ricorda che:

"I Cadolingi, secondo l´opinione del Davidsohn riportata dal Lotti, si sarebbero arricchiti con abilità durante il regno italico con sapienti combinazioni matrimoniali ed anche con usurpazioni di proprietà ecclesiastiche e vescovili, tanto che il conte Uguccione avrebbe avuto l´anatema dal papa Gregorio VII per avere sottratto dei beni alla chiesa di Lucca. Forse più con lo scopo recondito di trar vantaggi che per fervente spirito religioso, suscitarono inimicizie contro vescovi e preti simoniaci, mettendosi dalla parte dei riformatori. Il Conte Ugo, lasciò eredi dei suoi beni i vescovi di Lucca, Pistoia, Firenze, Pisa, Volterra e, per i diritti spettantile come morginkap, la moglie Cecilia. Questa da precedenti matrimoni aveva avuto dei figli, i quali successero nel morginkap spettante alla madre. Fra i discendenti di lei ricorsero i nomi di Opizzo e Upezzino, così dal ripetersi di quei nomi, secondo il Lotti sarebbe venuto il cognome di Upezzinghi"

"Il Gamurrini, invece a proposito di questo cognome, probabilmente basandosi su antiche tradizioni di famiglia riporta la notizia che quando, nel 960, Ottone I discese in Italia, diede in sposa la propria figlia Upezzinga a Opizo, feudatario di Calcinaia, cosicchè da allora al vecchio cognome di Cadolingi si sarebbe sostituito quello più nobile di Upezzinghi". Casini dichiara che questa notizia viene riferita anche da un documento cartaceo contenente l´albero genealogico della famiglia Upezzinghi conservato insieme al diplomatico dell´archivio di quella famiglia.

Da questo albero risulterebbero "figli di Obizzo e Opezzinga Ranieri e Matteo, padre quest´ultimo di Obizo secondo, i quali, sborsando ambedue 20 scudi grossi d´argento per ciascuno, avrebbero istituito, nel 1053, con altri nobili pisani l´Opera della Misericordia di Pisa. Altri nomi ricordati nel detto documento sono: Obizo terzo, vissuto negli anni del sec. XI; Uguccione cui sarebbero stati dati e confermati dall´Imperatore Lotario, nel 1133, oltre il castello di Vico e l´aquila per arma, i castelli compresi nel "podere Opezzingo"; Obizo quarto vissuto nella seconda metà del sec. XII, e Ruberto che morì nel 1255.
Sempre nello stesso albero si fa cenno dei diplomi di Federico Barbarossa e di suo figlio Enrico del 1178 e di un altro diploma di Ottone del 14 dicembre 1209 a riguardo del "podere Opezzingo"". È da notare, dichiara il Casini, che questi diplomi non si sono trovati. Notizia certa si ha, invece, della "concessione fatta da Federico II, nell´aprile del 1247, a Gualtieri da Calcinaia del castello di Gambassi nel vescovato di Volterra, con la piena giurisdizione sugli uomini del detto castello. Questi beni furono confermati agli Upezzinghi nel 1286 dal Vicario dell´Imperatore Rodolfo".

"Gli Upezzinghi furono una delle poche famiglie di pretto carattere feudale che esercitarono una notevole influenza nella vita politica del tempo. Come altre famiglie nobili del medioevo, per conservare maggiore potenza e per potere meglio difendere i propri interessi nelle agitate e spesso turbolente vicende comunali, raccolsero intorno a sé una consorteria famigliare molto numerosa, la quale raggiunse un´importanza assai rilevante tanto che, nel sec. XII, ebbe propri statuti e una propria curia con consoli, che amministravano la giustizia. Se la vita dei nostri Comuni medioevali fu piena di lotte, di contrasti, di fazioni, il motivo va proprio ricercato in queste consorterie che costituirono organizzazioni così potenti da imporsi addirittura al Comune, tanto che, più di una volta, questi dovette venire a patti.

Nella seconda metà del ´200 gli Upezzinghi in conflitto con altre famiglie feudali dimostrarono velleità ambiziose di supremazia e di dominio. L´esigenza del mantenimento dell´autonomia li tenne in un atteggiamento di ambiguità e di contrasto nei riguardi del Comune, cosicché, essendo questo ghibellino, essi furono guelfi e filofiorentini. Quel loro atteggiamento si spiega in parte, pensando all´ubicazione dei loro beni situati in importanti centri di comunicazione al confine del contado pisano con quello lucchese e fiorentino.
Quando il conte Ugolino Della Gherardesca tentò di farsi signore di Pisa, gli Upezzinghi sembra che abbiano parteggiato per lui. Il Tronci e il Gamurrini pubblicarono un documento dell´archivio privato degli Upezzinghi del 17 febbraio 1285 col quale il detto conte, potestà di Pisa, col consenso degli Anziani, avrebbe concesso ai nobili di Calcinaia privilegi e immunità nei loro possessi...

Caduto il Conte Ugolino, gli Upezzinghi abbandonarono Pisa e si ritirarono nei loro feudi, da dove furono presi e ricondotti in quella città quando il potestà Guido da Montefeltro fece la riconquista dei castelli del Valdarno inferiore. Diedero ripetute prove di parteggiare per Firenze quando questa città si trovò in guerra con Pisa: nel 1292 un cavaliere degli Upezzinghi tenne la fortezza di Calcinaia in difesa dei Fiorentini quando Uguccione Della Faggiola cercò di risollevare il prestigio del partito ghibellino contro la lega guelfa, per cui avvenne la battaglia di Montecatini (1315), alcuni degli Upezzinghi devono aver favorito i Fiorentini, poiché da un documento di un registro del Comune, risulta che vennero confermate le immunità precedentemente concesse da Pisa ai Sanminiatesi e agli altri ghibellini, ma furono eccettuati gli Upezzinghi; furono anche favorevoli a Firenze nella guerra di Castruccio Castracani contro Pistoia e nelle altre imprese contro i guelfi di Toscana.

Ma i bei tempi volgevano al tramonto per i nobili; di fronte ad essi, che erano stati una volta i veri arbitri del Comune, levarono il capo la borghesia e i mercanti, i quali, cogli Anziani e gli altri ufficiali del Comune, costituirono la rappresentanza del popolo. Nel sec. XIV, col prevalere definitivo delle classi popolari, non furono più confermati agli Upezzinghi i privilegi che avevano avuto fino allora.
Va scomparendo anche quella potenza di cui godettero nei tempi precedenti: la loro influenza nelle cose del Comune non fu più quella di una volta, i loro possessi si ridussero a pochi in Pisa, a Soiana, a Forcoli, a Calcinaia, a Bientina ed in altri luoghi dopo la coatta cessione di terre al Comune, ed anche la consorteria una volta tanto potente, appare in completa decadenza. I loro beni non poterono rimanere integri, e per questo sono frequenti i documenti che parlano di alienazioni e di mutui, indici della decadenza economica".

 

Casini Bruno "Rivista Araldica" M.117 (3)4, pag. 197

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